Stephan Schmidheiny è colpevole.
Colpevole di avere ucciso centinaia tra lavoratori e cittadini di Casale Monferrato (Alessandria) che hanno lavorato per lui nello stabilimento Eternit o che hanno semplicemente avuto la “colpa” di vivere nella città in cui aveva sede la “fabbrica della morte”.
Come già avvenuto nel filone processuale del processo Eternit bis che è stato celebrato a Napoli, anche la Corte d’Assise di Novara ha condannato il magnate svizzero per omicidio colposo e non per omicidio volontario, come chiesto dall’accusa (che voleva l’ergastolo).
A Stephan Schmidheiny è stata inflitta una condanna a 12 anni di carcere.
Risarcite anche la parti civili, tra cui l’associazione Sicurezza e Lavoro con 50 mila euro, oltre alle spese processuali (avvocato Giacomo Mattalia).
“Si conclude il più importante processo per morti da amianto in Italia con il riconoscimento della responsabilità penale del magnate svizzero Stephan Schmidheiny – afferma Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro – e, anche se non è stato riconosciuto il dolo, finalmente arriva una qualche forma di giustizia per le vittime dell’amianto, i familiari, le istituzioni e le associazioni che ogni giorno lottano per avere più salute e sicurezza per lavoratori e lavoratrici, come Sicurezza e Lavoro”.
“È un segnale importante – conclude Quirico – che può dare rinnovata spinta ad altri processi del lavoro e alla prosecuzione delle bonifiche dell’amianto”.
Loredana Polito
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