Quasi 5 miliardi di dollari. È la somma – tra danni compensativi e punitivi – che l’azienda Johnson & Johnson dovrà pagare a 22 donne che hanno denunciato la multinazionale per aver contratto un cancro alle ovaie a causa dell’amianto che sarebbe contenuto nel talco venduto dalla J&J.
Lo ha stabilito la Circuit Court della Città di Saint Louis, in Missouri (America), il 12 luglio 2018, al termine di un processo durato cinque settimane.
L’avvocato delle 22 vittime, Mark Lanier, afferma che il gruppo sapeva che i suoi prodotti al talco contenevano asbesto e ha nascosto l’informazione, difendendo l’immagine del borotalco per bambini come la sua “mucca sacra”, e ha truccato i test per evitare di mostrare la presenza di asbesto.
Il portavoce di J&J, Carol Goodrich, sostiene invece che i prodotti della società non contengano asbesto e non causino cancro alle ovaie.
La battaglia legale è ancora aperta in visto di un probabile appello, ma per ora le 22 donne hanno ottenuto una grande vittoria.
In Italia, secondo l’Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) “chi ha fatto in passato uso di talco a livello genitale non ha particolari ragioni per allarmarsi. Volendo applicare il principio di precauzione, è possibile suggerire di evitare l’uso di talco a livello perineale ed endovaginale, anche se è bene ribadire che la maggior parte degli studi non ha potuto dimostrare una relazione di causa-effetto tra l’eventuale utilizzo e il piccolo aumento di rischio rilevato in alcune ricerche retrospettive di tipo caso-controllo”.
Eliana Puccio
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