A poche ore dall’undicesimo anniversario della tragedia della ThyssenKrupp di Torino del 6 dicembre 2007 in cui persero la vita sette operai (Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Antonio Schiavone e Roberto Scola), dopo quello del 6 maggio 2018, la trasmissione televisiva Mediaset Le Iene ha mandato in onda su Italia 1 il 4 dicembre 2018, nelle Settimane della Sicurezza, un secondo servizio (di Vincenzo Mauro e Alessandro Politi) sulla vicenda dei due manager tedeschi responsabili dell’accaduto – Harald Espenhahn e Gerald Priegnitiz – condannati in Italia con sentenza definitiva della Cassazione del 13 maggio 2016, ma ancora in Germania a piede libero (a differenza dei colpevoli italiani) dopo due anni e mezzo!
Le Iene sono tornate in Germania, a Bottrop, vicino a Essen, e, dopo ore di appostamenti, hanno incontrato l’ex a.d. della multinazionale dell’acciaio Harald Espenhahn, mentre anche lui – come il “collega” Gerald Priegnitiz intervistato lo scorso maggio – faceva tranquillamente jogging vicino a casa, per poi allontanarsi in tutta fretta, senza rilasciare alcuna dichiarazione, inseguito dal giornalista Alessandro Politi.
Politi è però riuscito a intervistare il figlio Lucas, cresciuto in Italia, a Terni, in Umbria, dove è tuttora attiva l’acciaieria in cui operava il padre. Il figlio, con un marcato accento ternano, ha affermato che suo padre “non è colpevole” e ha liquidato la questione definendola “politica”.
Parole che hanno fatto indignare Noemi Laurino, figlia di un altro operaio morto nel rogo (Angelo Laurino), intervistata nel servizio televisivo, insieme all’ex operaio Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto al disastro.
Ha sollevato però molte perplessità e dure critiche – anche da parte dei familiari delle vittime – la scelta di mandare in onda in prima serata – alle 21.30 circa – le agghiaccianti immagini di uno degli operai morti nell’incendio, Antonio Schiavone, con il corpo seminudo, ancora fumante e la bocca aperta in una smorfia devastante… Impossibile da dimenticare.
“Sono stata malissimo, tremavo, temevo un infarto. Sono tornata indietro di undici anni” – ci ha detto appena dopo aver visto il filmato Rosina Platì, mamma di Giuseppe Demasi, compagno di lavoro di Schiavone, morto anche lui in seguito alle ustioni riportate nell’incendio, il 30 dicembre 2007, dopo 24 giorni di agonia.
La vicenda potrebbe avere strascichi ulteriori. C’è infatti chi ipotizza, al di là di questioni di opportunità e sensibilità, una violazione dell’art. 15 della Legge sulla stampa 47/1948 (divieto di “pubblicazioni a contenuto impressionante o raccapricciante”, riconosciuto operante dalla giurisprudenza in diverse sentenze, come quelle che hanno considerato raccapriccianti e impressionanti le foto del cadavere di Aldo Moro, quelle del corpo in decomposizione di Alfredino, il piccolo finito nel pozzo di Vermicino, le immagini della contessa Alberica Filo della Torre, le foto delle piccole vittime della pedofilia, come ricorda un articolo di Franco Abruzzo) e delle altre norme deontologiche contenute nel Codice di autoregolamentazione Tv e minori, che prevede l’impegno delle imprese televisive a non diffondere “sequenze particolarmente crude o brutali” nelle trasmissioni di informazione in onda dalle ore 7.00 alle ore 22.30.
Il video, che è stato subito messo online senza alcuna restrizione sul sito web della trasmissione Le Iene, è ora disponibile qui, con l’aggiunta dell’avvertenza che è vietato ai minori e l’accesso tramite verifica dei dati.
Massimiliano Quirico
direttore Sicurezza e Lavoro
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