Un affronto ai familiari delle vittime e a tutti i lavoratori la mancata esecuzione in Germania della sentenza di condanna
È un dolore che non si può lenire quello per la perdita di Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demasi.
Nella notte del 6 dicembre 2007 sono stati travolti da un’onda di fuoco lungo la linea 5 dell’acciaieria Thyssenkrupp di Torino. Antonio Schiavone è morto quasi subito, i suoi sei colleghi si sono spenti nei giorni successivi all’ospedale, dopo terribili agonie.
Per Torino, per il Piemonte e per l’Italia intera è stata una ferita insanabile: un dramma umano e collettivo di proporzioni enormi.
Il rogo alla Thyssen ha riacceso i riflettori sulle condizioni di lavoro in fabbrica e sulle conseguenze, irrimediabili, dei mancati investimenti in sicurezza.
Il nostro Paese si è dotato di norme severe: sul fronte della prevenzione degli incidenti e del supporto agli infortunati sono stati fatti progressi significativi e si è investito, anche in Piemonte, in azioni di sensibilizzazione e formazione.
Molto, tuttavia, resta ancora da fare per far sì che si affermi a pieno la cultura della sicurezza e del rispetto delle regole sui luoghi di lavoro.
Di fronte alla perdita di un proprio caro nel luogo in cui maggiormente ci si dovrebbe sentire sicuri – al lavoro, come a scuola – non si può che provare rabbia e frustrazione e la consapevolezza che nessuna pena sarà mai sufficiente a colmare un lutto così privo di senso.
Nel caso della ThyssenKrupp, ad aggravare questo senso di ingiustizia è il fatto che, a distanza di due anni e mezzo dalla sentenza definitiva di condanna, i principali responsabili dell’accaduto – Harald Espenhahn e Gerald Priegnitiz – siano ancora a piede libero, in Germania.
Mi auguro davvero che il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, a Torino per le celebrazioni delle Settimane della Sicurezza, si attivi con le autorità tedesche per pretendere l’esecuzione delle pene.
Lo dobbiamo all’Italia, a tutti i lavoratori e le lavoratrici, ma soprattutto alle famiglie delle vittime, che non si sono mai stancate di lottare – per oltre dieci anni – per ottenere giustizia. A loro, in questa giornata di ricordo e riflessione, va il mio pensiero e il mio abbraccio affettuoso.
Gianna Pentenero
Assessora Lavoro e Formazione Professionale
Regione Piemonte
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