La sentenza esemplare per la morte dei 7 operai è diventata una beffa
Il 6 dicembre 2007 sette operai hanno perso la vita in un incendio sulla linea 5 della ThyssenKrupp di Torino: uno dei più gravi incidenti sul lavoro mai verificatisi nel nostro Paese.
Il lavoro di indagine della Procura di Torino, in capo al dottor Raffaele Guariniello, condotto velocemente e con grande competenza, ha permesso di arrivare a una sentenza esemplare e a una pena proporzionata alla gravità del danno provocato.
Abbiamo visto alla sbarra imprenditori che hanno accettato l’eventualità di infortuni mortali piuttosto che mettere in sicurezza il luogo di lavoro.
Abbiamo pensato “è stata fatta giustizia”, se così si può dire quando si perde un figlio, un compagno, un fratello…
Abbiamo sperato che questa pagina giudiziaria aprisse una nuova narrazione sul percorso della giustizia italiana.
In realtà, nel lungo ping pong di sentenze (tipicamente italiano) dei vari gradi di giudizio, le pene sono state riviste, ma la grande vergogna è che l’amministratore delegato della multinazionale tedesca Harald Espenhahn, condannato a 9 anni e 8 mesi di reclusione, e il manager Gerald Priegnitz, condannato a 6 anni e 3 mesi di reclusione, sono volati in Germania e non hanno ancora scontato la pena.
Numerosi sono stati gli appelli da noi fatti al Ministro di Giustizia Andrea Orlando, rinnovati, da pochi mesi, anche al nuovo Guardasigilli Alfonso Bonafede. Stiamo però ancora aspettando che la Germania dia esecuzione al verdetto, come si dovrebbe fare in un Paese civile, oppure, che i due condannati vengano ricondotti in Italia, tramite un mandato di arresto europeo.
Oggi, a 11 anni dalla tragedia, è il giorno della memoria, il nostro pensiero va ai ragazzi scomparsi dentro quell’acciaieria, ai loro volti, ai loro sorrisi, ai loro progetti cancellati… A questo si deve pensare quando non ci si prende cura della vita dei nostri giovani che vanno al lavoro.
Il nostro abbraccio è per le mamme e per gli altri parenti delle vittime: il loro dolore è anche il nostro.
La speranza è che chi è al comando del nostro Paese abbandoni pigrizie e opportunismi e si impegni con coraggio e convinzione a recuperare quei sani principi morali che abbiamo perso di vista e di cui abbiamo un gran bisogno, per evitare lo smarrimento e il disagio profondo di una società che rischia ogni giorno la tenuta del suo tessuto sociale ed etico.
Gloria Puccetti
Presidente Coordinamento nazionale
Noi non dimentichiamo
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