Fase 2 Covid, per i sindacati impraticabile la riapertura totale al 27 aprile

Nel corso dell’incontro in videoconferenza del 22 aprile 2020, il Governo Conte ha comunicato che non ha assunto ancora alcuna decisione sul tema della ripresa delle attività produttive nella cosiddetta “Fase 2” dell’emergenza Covid19.

Il confronto continuerà con i ministri Patuanelli, Catalfo e Speranza per discutere dei temi della sicurezza, nella prospettiva della ripartenza.

Il premier Conte ha prospettato l’ipotesi di avviare, a partire dal prossimo 4 maggio, la ripresa delle attività in alcuni settori del manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi.

A tal proposito, Cgil, Cisl e Uil ribadiscono che il Protocollo del 14 marzo 2020 deve restare il punto di riferimento imprescindibile per garantire la sicurezza di lavoratrici e lavoratori coinvolti, quale condizione necessaria a riprendere la produzione e a dare un futuro al Paese.

I dispositivi di sicurezza (dpi), gli strumenti di screening, le attività negli appalti, ad esempio, ad oggi, non sono ancora sufficienti per garantire quella condizione. Così come si pone un problema di assicurare il distanziamento sociale sui mezzi di trasporto pubblico che saranno utilizzati da lavoratori e lavoratrici.

Cgil, Cisl e Uil hanno rinnovato la richiesta di un confronto sui temi del sostegno all’economia e al lavoro sulla base dei prossimi provvedimenti che il Governo intende varare e di attivare inoltre un tavolo di confronto a Palazzo Chigi sul problema della scuola e della pubblica amministrazione. Cosi come va affrontato il problema della cura dei figli per i genitori che riprenderanno il lavoro.

Restano ancora molte questioni aperte su cui discutere, dunque, e l’ipotesi di riprendere immediatamente tutte le attività, come richiesto da qualcuno, già a partire dal 27 aprile, proprio alla vigilia della Giornata mondiale per la salute e sicurezza, è un’ipotesi impercorribile.

Peraltro, chi dimostra di averne diritto può già fare ricorso ai Prefetti. Bisogna, dunque, attivarsi, nei prossimi giorni, per ottenere le necessarie garanzie e per evitare che si rischino dolorosi passi indietro sul fronte dei contagi.

Le stesse aziende utilizzino il tempo a disposizione per organizzare il lavoro sulla base delle indicazioni contenute nel Protocollo, che può essere migliorato e ampliato, ma certamente mai ridimensionato.

Per noi, come convenuto anche dallo stesso premier, quello resta una sorta di testo sacro per riprendere ovunque, gradualmente, la produzione e il lavoro in sicurezza.

Cgil, Cisl e Uil sono pronte, come sempre, a confrontarsi e a fare la propria parte per tornare alla normalità secondo criteri intelligenti e di buon senso, nel rispetto della salute di lavoratori, pensionati e cittadini.

Cgil, Cisl, Uil

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