Lavoro da 18 anni in radio e negli ultimi due avevo sposato un nuovo progetto radiofonico e televisivo che mi stava dando molte soddisfazioni.
Era un momento molto positivo della mia vita e della mia carriera. Il programma che conducevo andava a gonfie vele… sino a quando non è esplosa l’emergenza coronavirus.
Ho continuato a lavorare sino alla fine di marzo, con le dovute protezioni e precauzioni, ma sempre con la paura di un possibile contagio, soprattutto quando alcuni colleghi hanno manifestato sintomi febbrili.
Nell’ultimo periodo c’erano stati cambi di palinsesto – pensavo per motivi di sicurezza – e invece la situazione è peggiorata: tutti i dipendenti – tranne alcuni tecnici – sono stati messi in cassa integrazione e i conduttori con partita iva – compresa la sottoscritta – sono stati lasciati a casa.
L’emittente, che si sosteneva con pubblicità e sponsor, quando ha perso i principali finanziatori ha ridotto drasticamente la programmazione e per me non c’era più posto.
Ho difeso il mio lavoro fino all’ultimo e poi ho visto la mia vita precipitare in un attimo. Ho provato una grande rabbia, molta delusione.
All’inizio però è stato quasi un sollievo: non dovevo più andare a rischiare la vita sul lavoro. Consideravo la mia salute più importante: potevo finalmente stare a casa tranquilla, protetta.
Ho accusato il colpo dopo qualche giorno, rimettendo a posto i vestiti che usavo per comparire in televisione. Ho vissuto momenti difficili, ho pregato a lungo per non crollare e ho ritrovato la mia lucidità.
Ora sto vivendo l’isolamento come molti, tra cibo, libri, film, giardino e ascoltando le lezioni che tiene online mio marito ai suoi studenti del liceo. Ci sono alti e bassi. Momenti di sconforto ce ne sono ancora, a volte le giornate si trascinano stancamente, ma sto cercando di recuperare.
Il mio unico pensiero è andare avanti, giorno per giorno: combatto per non spegnermi! Il coronavirus si è preso la nostra esistenza, la nostra forza vitale: la vita si è ammalata per tutti, anche per chi non è stato infettato dal virus.
Ho voluto condividere la mia storia, mandando un video-racconto per il progetto “Tutte a casa – Donne, lavoro, relazioni ai tempi del Covid-19”, ideato da un gruppo di lavoratrici dello spettacolo e del cinema, in partnership con Mujeres nel cinema, Sicurezza e Lavoro e Job Film Days.
È stato faticoso raccontare, descrivere il mio lavoro nello spettacolo e la mia vita privata. C’è la paura di mostrarsi fragile, ma so che è un sentimento comune a molte donne e non riguarda soltanto me. Tante persone sono rimaste a casa nel campo dello spettacolo e gli sciacalli, pronti a lavorare per poco, pur senza adeguate professionalità, sono sempre in agguato.
Ho però dei colloqui di lavoro in programma, anche in aziende importanti. Ci sono difficoltà nel settore radio e tv, ma anche realtà solide che continuano ad andare avanti. Nell’attesa della ripresa, ho ottenuto anche una piccola collaborazione in un programma. Lentamente, si prova a ripartire.
Una lavoratrice dello spettacolo
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Per l’invio dei propri filmati (e delle relative liberatorie) e per qualsiasi informazione o richiesta di assistenza sul progetto “Tutte a casa” è attivo l’indirizzo e-mail tutteacasa@gmail.com. Cliccare qui per scaricare i modelli di liberatoria per i filmati (a cura dell’associazione 1506).