In occasione della Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, celebrata dall’Oil – Organizzazione Internazionale del Lavoro il 28 aprile di ogni anno, è inevitabile fare una più ampia riflessione sullo stato di attuazione della normativa prevenzionistica e sulla sua applicazione pratica, a livello nazionale e internazionale, tenuto conto del fatto che con un’emergenza pandemica come quella in corso – cui non eravamo preparati e di cui stiamo scrivendo la storia – ecco che la tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro è chiamata, ancor più del solito, a unire e bilanciare valori fondamentali per la dignità umana: il diritto alla salute, il diritto alla vita e il diritto al lavoro.
A tale riguardo, alla luce del grande fermento normativo che sta accompagnando la “Fase 2” del rientro in attività, le imprese, i lavoratori, le lavoratrici e le loro rispettive rappresentanze necessitano infatti di punti di riferimento certi per una ripresa del lavoro in sicurezza.
Proprio in tale direzione pare muoversi il Dpcm 26 aprile 2020: una scelta non semplice, ma condivisibile quella del Governo, di fissare regole chiare e prudenti per la gestione di questa delicata fase, rinviando per i profili prevenzionistici ai protocolli – interconfederale e settoriali – sottoscritti dalle parti sociali nei giorni scorsi e che sono stati così direttamente allegati al provvedimento, diventando operativi e vincolanti per tutti.
Troviamo condivisibili le indicazioni fornite dall’Inail con il Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione, dello scorso 23 aprile e nel cui ambito, tra le tante azioni da intraprendere, si mette altresì in evidenza la necessità di dedicare particolare attenzione a lavoratrici e lavoratori fragili, ovvero coloro che per ragioni personali, anche legate alle condizioni di salute o allo stato di eventuale disabilità, richiedano ulteriori accorgimenti nella gestione del rientro in attività in valide condizioni di salute e di sicurezza, non solo fisiche, ma anche psicologiche.
È inevitabile, pertanto, che le pesanti conseguenze determinate dalla pandemia, non solo in ambito prevenzionistico, ma anche in ambito occupazionale e produttivo, abbiano indotto le istituzioni a modificare le priorità sull’ordine dell’agenda, accelerando, per certi versi, l’estensione delle tutele già esistenti.
Un esempio per tutti è stato il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro e delle relative prestazioni Inail, a lavoratrici e lavoratori che contraggano il virus in occasione di lavoro oppure in itinere, e alle loro famiglie.
Anche l’Oil, per la celebrazione di quest’anno ha opportunamente modificato, rispetto a quanto originariamente previsto, il tema della Giornata Mondiale affinché si tenesse conto delle esigenze legate alla pandemia da Covid-19 e al suo impatto nel mondo del lavoro, con la pubblicazione di un prezioso report internazionale e l’organizzazione di un webinar.
Proprio all’interno del Report “In the face of a pandemic: Ensuring Safety and Health at Work”, pubblicato lo scorso 22 aprile, si legge infatti come le misure volte ad affrontare la pandemia avranno anche un impatto diretto sui mercati, sulle forniture, sulle domande e più in generale sul mondo del lavoro, ribadendo l’elenco dei principali e più vulnerabili lavoratori e lavoratrici che saranno colpiti da questa crisi globale.
Invero, una delle parti più interessanti del documento è proprio quella dedicata alle modalità con cui il mondo del lavoro, nella cosiddetta “Fase 2”, dovrà confrontarsi con il virus, mediante un monitoraggio continuo delle condizioni di salute e sicurezza, con un adeguamento della valutazione del rischio necessario a garantire che le misure di controllo correlate al rischio di contagio siano adatte agli specifici processi. Essendo il rischio di trasmissione ben più elevato per alcuni lavoratori e lavoratrici, in particolare quelli in prima linea nella lotta all’emergenza, le misure di controllo del rischio dovrebbero essere specificamente adattate alle esigenze di questi ultimi.
Un complesso di temi, dunque, per i quali l’Anmil, già tradizionalmente attenta alle istanze di tutela di lavoratrici e lavoratori più fragili e delle loro famiglie, si impegnerà sempre più, sia sul versante dell’attività istituzionale che rivendicativa, con l’obiettivo di contribuire al miglioramento del quadro delle tutele normative esistenti: dal completamento dell’attuazione del Testo Unico Sicurezza 81/2008 alla divulgazione tecnico-scientifica, cui dedichiamo un forte impegno, come nel Rapporto annuale sulla salute e la sicurezza sul lavoro, giunto ormai alla sua terza edizione, la cui presentazione, originariamente prevista per lo scorso 26 febbraio, è stata solo posticipata a seguito della emergenza sanitaria.
Zoello Forni
presidente nazionale Anmil
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