Cinquant’anni fa, il 20 maggio 1970, nasceva lo Statuto dei Lavoratori. Una legge che ha cambiato, in meglio, la vita delle persone, la storia del sindacato e del nostro Paese.
Lo Statuto – pietra miliare del diritto del lavoro italiano, nato dal contributo determinante di giuslavoristi del calibro di Federico Mancini e Gino Giugni – arriva al culmine di una stagione sociale e politica contrassegnata da proteste e manifestazioni di piazza, da grandi lotte operaie, passate alla storia con il nome di “Autunno caldo”.
Una stagione intensa sul fronte delle relazioni industriali, che ha portato alla conquista di diritti sindacali (come il diritto di assemblea e di rappresentanza) e al rinnovo di grandi contratti nazionali (meccanici, chimici, edili).
L’approvazione della Legge 300 del 20 maggio 1970, fortemente voluta sul piano politico dai due ministri del Lavoro di quegli anni, Giacomo Brodolini e Carlo Donat-Cattin. Quest’ultimo, piemontese ed ex cislino, ha segnato anche la metamorfosi del sindacato, che è riuscito a centralizzare la contrattazione e dare sbocco alla protesta, rimettendo in discussione se stesso e trovando nuovi assetti organizzativi e di rappresentanza.
Come sostengono esperti e studiosi, con lo Statuto dei Lavoratori, la Costituzione è entrata finalmente in fabbrica.
Il movimento sindacale di allora, molto unito e determinato, ha affermato un principio fondamentale della sua storia: l’autonomia dalla politica. Un’autonomia che si è sviluppata grazie all’introduzione dell’incompatibilità tra cariche politiche e sindacali e ha sancito di fatto il ruolo del sindacato come soggetto politico autonomo sulla scena nazionale.
Lo Statuto dei Lavoratori è anche la costruzione di un metodo contrattuale e di relazioni industriali tra imprese e lavoratori che si è consolidato nel tempo.
Bisognerà aspettare l’Accordo del 1993 (con il presidente del Consiglio, Azeglio Ciampi) per vedere la realizzazione di un sistema organico di relazioni sindacali per la grande, media e piccola industria, per l’agricoltura, i servizi e il pubblico Impiego.
Per il suo cinquantesimo compleanno, che ricorre in un 2020 caratterizzato dall’emergenza sanitaria ed economica da Covid-19, anche la Cisl – che il 30 aprile scorso ha compiuto 70 anni di vita – insieme alle altre organizzazioni sindacali, vuole sottolineare l’importanza e il ruolo dello Statuto dei Lavoratori per l’affermazione di diritti fondamentali, la centralità delle persone e la partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali, prima fra tutte la tutela della salute e sicurezza.
Come organizzazioni sindacali, sin dall’inizio dello scoppio della pandemia, abbiamo chiesto e ottenuto dal Governo l’adozione di misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro. Ne è nato un Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, molto chiaro e dettagliato, che definisce tutto quello che le imprese sono obbligate a fare, coinvolgendo i rappresentanti sindacali. Misure che sono state rafforzate e ampliate in corso d’opera per garantire la ripartenza delle attività produttive, la cosiddetta “Fase 2”, nella massima sicurezza.
Condivido appieno le affermazioni del professore Michele Tiraboschi, che in un editoriale su un importante quotidiano nazionale ha scritto che “lo Statuto dei lavoratori è innanzitutto espressione di un principio e di un metodo. Il principio è quello della centralità concreta della persona nei processi economici, perché il lavoro non è solo un fattore della produzione, ma soprattutto un bisogno della persona nella sua dimensione sociale e relazionale. Il metodo è quello della partecipazione e del confronto, anche dialettico e conflittuale se serve, ma pur sempre orientato al pieno sviluppo della persona e della società, per la soluzione condivisa dei problemi del lavoro”.
Questo momento di difficoltà e di grande cambiamento del mondo del lavoro deve esser uno stimolo per rafforzare i diritti ed estenderli a tutti i lavoratori e le lavoratrici che ne sono sprovvisti e deve essere anche un’occasione per ripensare l’attuale mercato del lavoro, riscrivendo e adeguando le regole ai cambiamenti sociali e tecnologici.
Per poterlo fare, occorre lo stesso spirito che ha animato, cinquant’anni fa, i sostenitori e gli estensori dello Statuto dei Lavoratori e soprattutto servono proposte, contribuiti, idee e passione. Solo così potremo affrontare, in un mondo del lavoro sempre più segmentato e senza tutele diffuse, le sfide di oggi e quelle di domani.
Domenico Lo Bianco
Segr. Gen. Cisl Torino – Canavese
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