Si è concluso il 16 febbraio 2023 presso il Tribunale di Torino il processo d’appello Eternit bis per la morte di una cittadina, Rita Rondano, vissuta a Cavagnolo (Torino) dal 1966 sino al decesso, avvenuto nel 2012, e di un operaio, Giulio Testore, che aveva lavorato dal 1955 al 1982 allo stabilimento Saca Eternit, situato sempre nella medesima località, deceduto a seguito di asbestosi nel 2008.
L’imputato, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, ha risposto dei reati per il periodo di tempo in cui ha svolto un’attività di effettiva gestione dello stabilimento di Cavagnolo, dal 1976 sino al 1986.
In precedenza, il Tribunale di Torino lo aveva condannato per il reato di omicidio colposo commesso in danno delle due persone offese alla pena di 4 anni di reclusione, oltre al risarcimento del danno in favore degli eredi e degli enti e associazioni costituite parti civili.
La Corte di Appello di Torino ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado, assolvendo l’imputato per l’omicidio della signora Rita Rondano e confermando la condanna soltanto per il lavoratore, Giulio Testore.
La pena è stata pertanto ridotta a 1 anno e 8 mesi di reclusione, con la concessione del beneficio della sospensione condizionale.
Anche i risarcimenti stabiliti dal Tribunale sono stati ridotti in conseguenza della parziale riforma della sentenza.
Il principale filone giudiziale Eternit bis, in cui è costituita parte civile anche Sicurezza e Lavoro, è invece ancora in corso alla Corte d’Assise di Novara. In questo processo, Stephan Schmidheiny è accusato della morte per amianto di 392 persone (62 dipendenti dell’Eternit), che hanno lavorato nello stabilimento di Casale Monferrato (in provincia di Alessandria, chiuso nel 1986) oppure vissuto nella città monferrina e nei dintorni.
Felicia Bello
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