Con i lavoratori in lutto per la strage di Brandizzo per avere più tutele: basta morti sul lavoro

Sono state oltre duemila le persone, con un nastro nero al braccio e le bandiere listate a lutto, che hanno partecipato il 4 settembre 2023 alla manifestazione in programma a Vercelli per ricordare i cinque operai morti la notte tra il 30 e il 31 agosto nella strage di Brandizzo, travolti da un treno ai 160 km/h mentre facevano lavori di manutenzione sui binari.

Hanno risposto all’appello unitario dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil e dei sindacati dell’edilizia Feneal, Filca e Fillea (le cinque vittime avevano un contratto edile) che sono scesi in piazza per chiedere più tutele per lavoratori e lavoratrici e più attenzione nella gestione di appalti e subappalti.

«Vedere così tante persone in piazza a Vercelli per manifestare la propria solidarietà ai familiari delle cinque vittime della strage di Brandizzo e per chiedere più diritti e tutele sul lavoro – dichiara il direttore di Sicurezza e Lavoro, Massimiliano Quirico – è sicuramente un fatto positivo. Occorre però uscire dalla logica dell’emergenza e del sensazionalismo. La salute e la sicurezza sul lavoro devono essere una priorità ogni giorno, sul lavoro, in strada, a scuola. Ci sono ogni anno in Italia migliaia di morti e infortunati sul lavoro silenziosi, che non fanno notizia». «Mi auguro – conclude Quirico – che l’ennesima strage sul lavoro rinnovi l’attenzione sull’incolumità di lavoratori e lavoratrici e la renda quotidiana. E speriamo che vengano accertate le responsabilità e sia fatta rapidamente giustizia, per offrire un minimo conforto a chi ha perso i propri cari, ma anche per dare un segnale forte a imprese e istituzioni, affinché rivedano le procedure e incrementino le tutele per lavoratori e lavoratrici, in particolare per quanto riguarda appalti e subappalti, e si possano così evitare altri lutti».

«Siamo qui per l’ennesima strage, che dimostra come i protocolli sulla sicurezza ci sono, ma non vengono rispettati. C’è una gran voglia di tornare a fare utili come ha dimostrato la vicenda della cabinovia di Stresa e non ci si cura della prevenzione e della sicurezza» – dichiara Gianni Cortese, segretario generale Uil Piemonte. «Bisogna introdurre – spiega – una patente a punti, con un sistema premiale per chi rispetta le regole e un sistema punitivo, fino all’espulsione dagli appalti pubblici, per quelle imprese che hanno comportamenti scorretti che provocano incidenti sul lavoro».

«Siamo scesi in piazza – ribadisce Giuseppe Manta, segretario generale Feneal Piemonte – per testimoniare la vicinanza ai familiari delle cinque vittime della strage ferroviaria di Brandizzo, ma anche per chiedere più tutele per i lavoratori e le lavoratrici del settore edile e delle costruzioni. Questa strage è un ulteriore schiaffo al Piemonte dopo la ThyssenKrupp e il crollo della gru di via Genova. Altre cinque famiglie sono state distrutte, ancora per una volta per la logica del profitto a tutti i costi».

«Ora Rete Ferroviaria Italiana – denuncia Manta – pensa di pulirsi la coscienza e di risolvere i problemi di organizzazione del lavoro e gestione degli appalti incolpando il caposquadra della ditta Sigifer e l’incaricato di Rfi che eseguivano i lavori di manutenzione dei binari, iniziati – pare – prima del previsto e in mancanza di un’autorizzazione formale. Purtroppo, parlando con i lavoratori, si viene a sapere che cominciare prima quel tipo di lavori era una prassi consolidata». «Il problema – spiega – è sempre alla fonte: gli appalti al massimo ribasso che mettono sempre in secondo piano la sicurezza. E, nell’epoca dell’intelligenza artificiale e di tecnologie sempre più evolute, non ci possono essere errori di comunicazione».

«La manifestazione – afferma il segretario generale nazionale della Filt Cgil Stefano Malorgio – per noi rappresenta una nuova occasione per chiedere un atto di discontinuità ad aziende e istituzioni. Chiediamo sia all’azienda Rfi sia al Governo che si lavori solo in sicurezza». «Con Rfi – prosegue il dirigente nazionale della Filt – con cui abbiamo avuto un incontro il giorno dopo la strage di Brandizzo, serve intervenire sul metodo di lavoro nel sistema manutentivo delle infrastrutture ferroviarie e sulla qualificazione delle imprese che lavorano sul sistema ferroviario e sulla internalizzazione delle lavorazioni. Per noi al centro ci deve essere la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici e solo in subordine la velocità e i costi della manutenzione stessa». «Da parte del Governo – conclude Malorgio – serve un investimento forte sulla salute e sicurezza sul lavoro, che è una vera e propria emergenza nazionale, sulla quale bisogna investire in tecnologia e risorse, come si fa in altri settori».

Sulla strage di Brandizzo è intervenuto anche il segretario generale nazionale della Cisl, Luigi Sbarra: «Ogni morte sul lavoro, ogni infortunio è uno sfregio alla dignità del Paese – ha affermato – e bisogna fermare una scia di sangue che travolge ogni giorno più di tre persone. Alla politica e al sistema delle imprese diciamo che non bastano cordoglio e indignazione. Non c’è più spazio per le parole: pretendiamo subito azioni concrete».

Per il segretario generale nazionale della Cgil, Maurizio Landini, «è caricato tutto sulla pelle dei lavoratori. È il momento di dire basta e di cambiare. Abbiamo fatto scioperi, ma dobbiamo alzare ancora di più il livello della protesta». «È il momento di fare una Procura nazionale sulla sicurezza – conclude Landini – e mettere insieme le persone che hanno le competenze: bisogna investire sugli ispettorati sul lavoro, sulla sicurezza. Il Governo si renda conto che è necessario aprire tavoli di confronto serio. Le imprese affrontino questa situazione, a partire dai grandi gruppi come Fs e Anas».

Loredana Polito

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