Caporalato, servono più denunce, tutele e informazione

Tantissimi lavoratori e lavoratrici del comparto agricolo hanno manifestato il 16 luglio 2024 in piazza Duomo ad Alba, per denunciare i fenomeni di caporalato e di sfruttamento lavorativo nei territori delle Langhe e del Roero, in Piemonte, insieme a sindacati, associazioni, rappresentanti delle Istituzioni e della Chiesa cattolica, come il vescovo di Alba Marco Brunetti.

«È importante essere qui – ha affermato Luca Caretti, segretario generale della Cisl Piemonte – per segnalare che c’è un’Italia diversa. Questo tema riusciamo ad affrontarlo se le parti sane si siedono intorno a un tavolo e provano a costruire un sistema che tiene fuori le mele marce. Serve più contrattazione, più partecipazione e più bilateralità tra soggetti sani per fare emergere quello che non va bene. Va bene la manifestazione, ma non basta».

«Bisogna fare come nella Resistenza – ha spiegato Caretti – quando si sono messi insieme tutti – laici, cattolici, comunisti, liberali e monarchici – per respingere il nazifascismo, una posizione intollerabile per il sistema democratico. Facciamolo ancora oggi».

«Dobbiamo rompere l’ipocrisia – ha rimarcato Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte – dobbiamo risolvere un problema e lo possiamo risolvere tutte e tutti insieme: istituzioni, sindacati, rappresentanti delle imprese, ma alla condizione di chiamare le cose con il loro nome e dirci che dietro al caporalato ci sono sempre delle vere e proprie mafie e non altro».

«I recenti terribili episodi di caporalato emersi nel cuore delle Langhe, patrimonio Unesco – ha dichiarato Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro – dimostrano come nessun territorio sia immune dalla piaga dello sfruttamento lavorativo».

«La grande manifestazione del 16 luglio 2024 in piazza Duomo ad Alba – ha detto Quirico – è l’ulteriore denuncia di un fenomeno che abbiamo già disvelato nel ‘processo Momo’, in cui siamo stati parte civile, con condanne per caporalato nei campi e negli allevamenti del Cuneese, ma che non è ancora stato debellato dall’Italia e dal Piemonte».

«Dobbiamo tutelare la salute, la sicurezza e la dignità dei tanti lavoratori e lavoratrici che creano ricchezza e prestigiosi riconoscimenti per le eccellenze dei nostri territori – ha ribadito il direttore di Sicurezza e Lavoro – e per farlo servono azioni coraggiose, di denuncia, di tutela e di informazione, per scardinare un sistema che si sta radicando sempre di più anche in Piemonte, una terra culla di libertà, diritti e ospitalità, che non può tollerare forme di repressione e sfruttamento».

Alla manifestazione del 16 luglio 2024 hanno partecipato anche vari amministratori del territorio, tra i quali il sindaco di Alba, Alberto Gatto, che ha sottolineato l’importanza della presenza degli stessi amministratori, «perché mai come in questa occasione serve che le istituzioni siano presenti». «Sono qua – ha affermato il primo cittadino – per dire che Alba c’è e sta dalla parte giusta, dalla parte del lavoro ben pagato e dignitoso, di un’accoglienza vera e arricchente per tutti, dalla parte delle tutele a chi ha bisogno di essere tutelato. È importante non generalizzare: il nostro territorio è ricco di realtà straordinarie che hanno a cuore la propria terra e chi la lavora, sia in modo continuativo che stagionalmente. Anche per loro il caporalato è un danno e una minaccia».

«Ripartiremo dal protocollo firmato ad aprile in Prefettura per collaborare con tutte le Amministrazioni del nostro territorio, le realtà datoriali e sindacali, la Regione e il Consorzio di tutela Barolo e Barbaresco» – ha concluso il sindaco di Alba.

Loredana Polito

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