Operazione ‘Factotum’, serve uno sforzo collettivo contro la subcultura delle mafie, per la dignità del lavoro

Sei persone sono state fermate nel Torinese con l’accusa di associazione mafiosa, ricettazione, estorsione aggravata e detenzione illegale di armi, nell’ambito dell’operazione «Factotum», condotta dalla Guardia di Finanza di Torino, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, sotto il coordinamento e su disposizione della Dda – Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo piemontese.

Le attività investigative hanno consentito agli inquirenti di scoprire un sodalizio legato alla ‘ndrangheta, radicato in particolare nella zona di Carmagnola (Torino), dedito alla ‘protezione’, recupero crediti, intermediazione di manodopera e ingerenza nei rapporti tra imprese del settore edile.

Tra gli indagati ci sono anche un sindacalista del settore edile e un ex militante dei Colp – Comunisti organizzati per la liberazione proletaria, gruppo attivo negli anni Ottanta: Francesco D’Onofrio, considerato figura di spicco della ’ndrangheta in Piemonte.

«L’inchiesta ‘Factotum’ squarcia un velo di omertà nel mondo dell’edilizia e fa indignare le imprese responsabili, gli operatori sindacali onesti e chi come noi si batte ogni giorno per un lavoro dignitoso, tutelato e sicuro, all’insegna della legalità» – dichiara Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro.

«Ancora una volta – afferma Quirico – l’edilizia entra nel mirino della ’ndrangheta, che cerca di attirare imprese e lavoratori in difficoltà e mette così in ulteriore difficoltà un comparto, già in profonda crisi dopo la bolla dei superbonus. Serve uno sforzo collettivo, oltre al prezioso lavoro della Magistratura e delle Forze dell’ordine, per comprendere, contrastare e denunciare i comportamenti opachi, i favori interessati e i reati che ogni giorno si consumano nei cantieri e negli altri luoghi di lavoro, in Piemonte e nel resto d’Italia».

«La dignità di lavoratori e lavoratrici e la tutela delle imprese oneste – conclude il direttore di Sicurezza e Lavoro – vanno messe al primo posto, per il bene della collettività, contro la subcultura delle mafie che inquina la nostra società, il tessuto imprenditoriale e il mercato del lavoro».

Felicia Bello

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